riabilitazione
La riabilitazione
5
ottobre, lunedì.
Al mattino ecografia trans toracica con una delle assistenti del prof. che mi
aveva fatto la transesofagea, altra radiografia e poi finalmente vengo dimesso
per essere trasferito al centro di riabilitazione.
Il trasferimento arriva intorno
alle 12:50 e avviene con sedia a rotelle scorazzando nei sottopassaggi dell’ospedale,
arrivo alla mia nuova stanza la 326 introno alle 13, pronto per il pranzo!
Qualche problemino con la documentazione per l’accettazione ma mia moglie
(purtroppo andando tre volte in accettazione) riesce a risolvere il tutto. Sto
molto bene tant’è che riesco a accompagnare mia moglie in accettazione una
delle tre volte.
Nel pomeriggio incontro la cardiochirurgo
responsabile del reparto che mi fa una visita cardiologica completa e si rallegra
nel costatare che i miei polmoni sono in ottime condizioni.
La notte, come tutte le notti,
è impegnativa. Non ho più bisogno di antidolorifici, non voglio prendere
sonniferi, la posizione supina e il letto che non riesco a regolare in posizione
comoda contribuiscono a farmi dormire pochissimo. Mi hanno installato una decina
di elettrodi collegati a un sistema di monitoraggio costante dell’attività
cardiaca, e sono un po’ preoccupati perché ho una frequenza cardiaca basale un
po’ alta (circa 97 pulsazioni/min) pare, perché io non mi sono accorto di
nulla, che abbia avuto un episodio di fibrillazione in terapia intensiva e così
mi tengono sotto stretta osservazione.
Io dico loro: “conosco il mio
cuore, evidentemente non si è ancora accorto che ha una valvola nuova, e
continua a pompare con energia come faceva prima. Dategli qualche giorno,
capirà e si metterà all’optimum” mi guardano come se fossi da ricovero in
neuro. Ma poi effettivamente è andata così, la frequenza basale è scesa.
6
ottobre. Iniziano
i giorni di riabilitazione, al mattino in palestra per la seduta di tapis roulant,
sempre 30 minuti di corsa a velocità e pendenza costante, incrementate di
giorno in giorno. Oggi inizio con 2km/h in piano, pendenza 0%. Al pomeriggio
ginnastica (esercizi calistenici) per respirazione e mobilizzazione del collo e
del torace.
7
ottobre. Test
del cammino libero: sul tapis roulant con 0% di pendenza posso incrementare o
diminuire le velocità quanto voglio, l’obiettivo è coprire nel tempo massimo di
6 minuti la massima distanza possibile, sono riuscito a fare 480 metri (il che
vuol dire 4,8 km/h di media). Non avevo mai fatto questo esercizio ho variato
la velocità più volte senza mai andare oltre i 7 km/h anche perché temevo per il
mio cuore, col senno di poi credo che la migliore strategia è partire con la
velocità più alta sostenibile e eventualmente diminuirla nel corso del test.
Attenzione non è permesso correre, anche per non sollecitare lo sterno, quindi
difficilmente si superano i 7,5 km/h.
Dall’8
ottobre al 13 ottobre.
Tutti i giorni lo stesso programma, corsa al mattino ginnastica al pomeriggio,
durante il giorno visita cardiologica, terapia farmacologica, controllo
parametri e soprattutto controllo della ferita: state molto attenti non
toccatela non lavatela e fate far tutto alle infermiere, anche se vi sembra
chiusa e in perfetto stato quello è il vostro punto debole, se si infetta anche
in un piccolo punto e peggio si apre o emette liquido avvisate subito
l‘infermiera, il rischio è prolungare la vostra permanenza per concludere una
terapia antibiotica mirata alla sanificazione della infezione, molti dei
pazienti hanno dovuto prolungare la permanenza in reparto a causa
dell’insorgere d infezioni alla ferita.
Ampie parti della giornata non
si ha nulla da fare io così quando sono a riposo mi vesto con pantalone e
camicia e faccio piccole passeggiate per il reparto e talvolta, approfittando
di un clima particolarmente mite, esco passeggiando nei giardini dell’ospedale,
in qualche occasione mi concedo un gelato al bar (del centro commerciale). Il
Sabato si fa solo ginnastica al mattino, la Domenica non è prevista alcuna
attività in palestra – è il giorno più lungo da far trascorrere – la visita di
qualche amico e le chiacchiere con “colleghi pazienti” aiutano a far passare il
tempo. Io cerco di prenderla al meglio, ho simpatia per tutto lo staff e quando
posso mi permetto ironia ma soprattutto tanta autoironia. Alla consegna della
terapia (vari farmaci) mi complimentavo con l’infermiera di turno per il servizio
e la qualità del cocktail “ agitata non mescolata e con una fetta d limone
sottile “ parafrasando James Bond e il suo celeberrimo Martini ritiravo la
garza contenete le mie pillole; oppure quando rilevavano pressione e frequenza
scommettevo sui valori prima del risultato del monitor; quando mi facevano la
medicazione ero li a complimentarmi per la perfetta estetica e la progressiva
riduzione delle parti da coprire, anche per un punto che secerneva fibrina io
dicevo “ un goccetto di Curasalt e andrà a posto, quel punto li l’avevo capito
dall’inizio che è uno che beve “. Le infermiere inizialmente mi avevano preso
per matto, poi divertite hanno compreso il mio modo tutto Partenopeo di
prendere la vita: “hadda passa’ ‘a nuttata” ed è meglio farla passare ridendo
invece di stare a rimbrottare per ogni cosa.
Il massimo è stato raggiunto
quando il mio vicino di letto ha avuto complicazioni per un versamento solido
di bile, è stato malissimo e il tutto aveva una chiara origine psicosomatica,
non ce la faceva più a stare in ospedale. Parlando capii che aveva il terrore
per clisteri e supposte e allora con l’infermiera abbiamo iniziato a tirarlo su
minacciando – per scherzo – una seduta di “ clistere all’antica “ come dicevo
io qualora non si fosse impegnato nella ripresa. Era chiaro anche a lui
l’intento goliardico e alla fine l’ha presa a ridere anche lui. Che dire,
invece di criticare la qualità del cibo (per altro ottimo trattandosi di una
mensa ospedaliera che cucinerà migliaia di pasti) o per una porta di un armadio
che cigola è meglio ricordarsi il motivo della permanenza in ospedale e trovare
le occasioni per un po’ di ironia.
Si affronta meglio il dolore
(sterno e contratture varie), via l’angoscia della permanenza, si stemperano
paure e dubbi sul futuro e ci si sente incredibilmente meglio.
14
ottobre, mercoledì.
Mi sento bene e mi preoccupa solo il fatto che a casa la mia piccola bimba di 7
anni sta mostrando i segni del disagio di questo momento. Faccio una considerazione,
i 15 giorni tipici di permanenza scadono il 20 martedì, quindi il lunedì avrei da
fare test e controlli per la conferma delle dimissioni, sabato e domenica non
avrei avuto particolari impegni, la ferita mi sembra in ottime condizioni,
terapia e parametri stabili da quasi un settimana… forse posso chiedere di
essere dimesso il venerdì, a conti si tratta di “ disertare “ solo un giorno di
palestra; ma considerando che sul tapis roulant volo (si fa per dire) per 30
minuti a 5,8 km/h su pendenza al 4,5% senza particolare sforzo, non mi sembra una
grave mancanza. Così mi faccio coraggio e chiedo alla assistente della
cardiochirurgo responsabile se si poteva pensare alle mie dimissioni il Venerdì,
così avrei anche fatto un regalo alla mia famiglia che sarebbe arrivata la sera
per passare con me qualche giorno; avrei potuto prenotare il rientro venerdì
per tutti me compreso. L’assistente si dichiarò possibilista ma che una
risposta definitiva sarebbe veuta solo e soltanto dopo la verifica del mio
decorso e dopo la decisione della responsabile la quale avrebbe dovuto avere il
via libera anche dal reparto di fisioterapia e riabilitazione. Passai la
mattinata in attesa di giudizio e tornato dalla ginnastica mattutina incrocio
la responsabile nel corridoio che con uno dei suoi sorrisi rassicuranti mi
dice: “ non si preoccupi, venerdì la sua cucciola torna a casa con il suo Papà
“. Grande gioia!!!
15
ottobre, giovedì.
La mattina il test della camminata in 6 minuti, la notte l’ho passata a
concentrarmi e preparami mentalmente alla prova, risultato 650 metri! Potevo
far di più ma sapendo che dopo mi sarei dovuto fare altri 20 minuti di corsa a
6 km/h e 4% di pendenza e poi Eco trans toracico e monitoraggio parametri ho
preferito non eccedere. Un incremento del 35% in sette giorni di attività di
palestra effettiva mi sembrava un buon risultato. Alla visita di controllo ricevo
i complimenti per il buon percorso seguito e mi confermano che ECO e test mostrano
risultati ottimali. Vado in stanza felice del risultato e con piacere vedo la
mia famiglia anche loro finalmente tutti sorridenti e tutti insieme.
16
ottobre, venerdì.
Al mattino sono in piedi alle 6, lavato sbarbato e vestito alle 6:30, i miei
arrivano alle 9:30 circa, alle 11 vengo convocato nello studio della
responsabile insieme a mia moglie per la procedura di dimissione. Con grande
accuratezza mi vengono spiegati tutti i minimi dettagli del mio decorso in
reparto, passato presente e futuro della mia vita cardiologica. Mi viene
illustrata la terapia e il piano dei controlli da fare dopo un mese e
periodicamente. Qui faccio presente che avrei continuato a casa anche le
procedure di controllo, a Napoli da mio medico, le dico il nome e lei mi dice
di averlo conosciuto e di salutarglielo, mi guarda con aria interrogativa, io
intuendo ciò che pensa (è stato lo stesso pensiero di tutti quelli che ho
incontrato: “ hai uno dei migliori cardiochirurghi come medico come mai ti sei
fatto operare a Milano” ) le dico: “ io sono qui per lei, per questo centro di
riabilitazione, purtroppo è difficile trovare ospedali che oltre ad essere
eccellenti sedi di cardiochirurgia hanno all’interno eccellenti centri di
riabilitazione “ e aggiungo “sa, son convinto che il post intervento può avere
rischi e complicazioni anche in distretti diversi da quello cardiaco, e quindi
penso che la cosa migliore è quella di fare la riabilitazione in un ospedale
dove ci sono tutti i reparti che possono presiedere e intervenire in tempi
rapidissimi su ogni aspetto o complicazione” lei mi sorride e ci lasciamo con
reciproci auguri.
Saluto tutti i miei “ colleghi
pazienti “ e esco dall’ospedale!
Mi fermo a pranzo a casa di
Franco e Lina, preziosi amici che hanno aiutato tantissimo e con una
discrezione e dolcezza senza eguali me e soprattutto mia moglie e miei figli in
questo momento. Poi da li Franco ci accompagna in stazione dove mi aspetta il
servizio assistenza per viaggiatori con mobilità ridotta che mi accompagna con
carrozzina e elevatore fino al mio posto in treno.
Si parte con tutta la mia
famiglia e per il ritorno ci siamo concessi un viaggio nell’area Executive del
Frecciarossa dove un signore Partenopeo ci ha viziato con pietanze, stuzzichini
e bevande per tutto il viaggio. Alle 20 ero a casa, nel mio letto, steso in
posizione supina ma finalmente avvolto in un sonno sereno e ristoratore.
Oggi sono qui a casa a eseguire
i miei esercizi e a seguire la mia terapia scrupolosamente e con gioia,
lentamente riprendo la mia normale attività e attendo pazientemente il 15
novembre per la completa saldatura della frattura sternale e la fine di
Novembre per riperdere a guidare.
Dovrò avere qualche attenzione
in più per l’alimentazione, le attività pericolose o pesanti, e per la mia
valvola meccanica. Tutto sommato però la mia vita è migliorata e quando sono in
un momento di perfetto silenzio e quiete quel ticchettio che sento dal mio
cuore è il richiamo di una amica che mi ricorda che tutto funziona.
RaiPol – ottobre
2015
Ho
cercato di non dare indicazioni su dove mi sono operato, perché la scelta del
centro e del medico che ti seguirà deve essere solo tua, ho scritto questa
memoria con il solo intento di raccontare la mia esperienza a beneficio di chi
debba affrontarne di simili. Non è un insormontabile ostacolo la paura se
l’affronti con la conoscenza, con semplicità e con una buona dose di allegria.